Quella dell’infermiere, esprimendo una metafora sportiva, è una divisa particolarmente rispettata e onorata da coloro i quali la indossano ogni giorno. Tanto in ospedale, quanto a casa del paziente. Le cure domiciliari hanno infatti il compito di limitare il declino funzionale della persona, migliorandone la qualità di vita nel proprio ambiente familiare.

Obiettivi delicati, ma importanti ai fini del benessere e della salute, a cui contribuisce con grande merito anche la figura professionale dell’infermiere. Attraverso la preparazione e la dedizione, ogni infermiere ha infatti il compito di assistere la persona con amore e sensibilità.

La protagonista della seconda intervista della nostra rassegna dedicata alla Giornata Internazionale dell’infermiere è Stefania Fiorentino, che da sei anni si occupa di assistenza domiciliare nel Territorio di Milano.

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Qual è stato il tuo percorso professionale?

“Sono infermiera dal 2010. Nel 2012 ho conseguito un Master in Coordinamento delle Professioni Sanitarie e nel 2014 un Master in Terapia del dolore e cure palliative per le professioni sanitarie. Ho svolto la mia professione nei primi 3 anni in un centro clinico per malattie neuromuscolari, successivamente in una Comunità di recupero psichiatrico e, da 6 anni, mi occupo di assistenza domiciliare nel Territorio di Milano”

 

Cosa significa essere infermiere all’interno di un servizio di assistenza domiciliare e soprattutto cosa cambia?

“L’infermiere domiciliare ha come obiettivi principali il miglioramento della condizione di vita del paziente, la gestione della cronicità e la prevenzione della disabilità assicurando, nel contempo, una continua interazione con l’ambiente familiare. Garantendo comunque la permanenza all’interno della propria residenza durante il processo di cura, con tutti i benefici umani che questo comporta. La differenza sostanziale con i colleghi impiegati in altri ambiti è che al domicilio si è soli. Se da un lato abbiamo maggiore autonomia in quanto responsabili della valutazione e del trattamento, dall’altro abbiamo l’onere di creare e mantenere una rete socio-sanitaria territoriale al fine di raggiungere gli obiettivi assistenziali”

 

Da quanti anni sei infermiere?

“Pratico questa professione da circa 10 anni”

Lo rifaresti?

“Ho scelto di essere infermiera e non ho mai avuto dubbi e ripensamenti”

Che cos’è per te un infermiere?

“Un professionista della salute la cui essenza è il “prendersi cura”: dall’ascolto ad una carezza, da un sorriso all’ironia, dalla presenza alla professionalità”

Qual è il valore più significativo che hai sviluppato in questa professione?

“La condivisione delle scelte assistenziali con i pazienti e i loro care giver nel rispetto del principio di autonomia dell’individuo”

Qual è invece l’aspetto di te stessa che hai messo con più convinzione in questo lavoro?

“L’altruismo. Si possono aiutare gli altri con atti molto semplici: un attento ascolto, le parole, ma anche col solo pensiero o la migliore intenzione”

Definisci questo lavoro con 3 aggettivi

“Dinamico, competente, socialmente utile”

Infermieri uomini e infermiere donne. Ci sono differenze?

“Non farei una distinzione di genere. A parità di esperienza e professionalità, la differenza la fanno le capacità psicologiche e relazionali del singolo individuo”

Tre requisiti che reputi fondamentale in ogni infermiere?

“Professionalità, dinamicità ed empatia”

Reputi sia una professione che consenta di imparare aspetti utili nella vita di tutti i giorni?

“Avendo a che fare con pazienti differenti e problematiche spesso diverse, ci troviamo ad affrontare quotidianamente nuove sfide, con il vantaggio di poter trasferire questa capacità al di fuori dell’ambito professionale”

Questa professione ti ha permesso o ti permetterebbe di intraprendere nuove strade?

“È una professione in continua evoluzione e può offrire diversi sbocchi. L’importante è seguire la propria attitudine e mantenere una formazione continua. Attualmente posso affermare di essere molto motivata e gratificata”

Come è cambiato come il ruolo dell’infermiere negli anni?

“L’infermiere non è più un semplice esecutore; oggi è un professionista capace di adattare il proprio intervento alla persona che ha di fronte, di lasciarsi coinvolgere, nella giusta misura, in questa relazione in modo tale che l’assistito possa sentirsi al centro della sua attenzione e del suo impegno professionale”

Un tuo pregio e un tuo difetto quando indossi quella divisa?

“Un mio difetto è l’emotività, mentre come pregio dico di essere una persona scrupolosa”

Cosa significa la parola fiducia per un infermiere?

“La fiducia è il motore di ogni relazione ed essendo il paziente, per definizione, in condizione di fragilità, è fondamentale che possa fidarsi dell’infermiere che se ne prende cura”

Reputi che questa importante Professione possa essere maggiormente considerata dal mondo Istituzionale?

“Credo che questa professione non sia ancora pienamente valorizzata a livello istituzionale, sociale e retributivo”

Guardando avanti, invece, cosa ti aspetti da te stessa in questo lavoro?

“Spero di continuare con lo stesso entusiasmo e con la stessa voglia di crescere professionalmente”

Potessi lanciare un messaggio a tutti i tuoi colleghi in questa giornata speciale, cosa gli diresti?

“L’infermieristica negli ultimi anni ha fatto passi da gigante. Un percorso che deve essere reso maggiormente completo e strutturato. Penso ai livelli contrattuali attualmente non adeguati ai rischi e alle responsabilità, così come ai ruoli e agli ambiti non ancora ben definiti. Abbiamo scelto un lavoro splendido! Facciamo in modo che l’eroismo, così tanto enfatizzato oggi, domani non diventi un solo ricordo!”

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